RELIGIONI NEL MONDO
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IL BUDDHISMO: VIVERE SENZA ILLUSIONI

In una società secolarizzata come la contemporanea, una via di salvezza umana come quella proposta dal Buddhismo ha un fascino tutto particolare. L’insegnamento del Buddha è di non attendere dagli altri la propria realizzazione, perché ogni uomo è artefice del proprio male e della propria felicità. Per liberarsi deve avere il coraggio di andare fino in fondo e di vincere tutte le illusioni: è questo un messaggio di natura sua universale, valido per tutti i tempi.
  • Le nobili verità
    Siddartha Gautama (560-480 a.C.) reagì alla decadenza del brahmanesimo indiano del suo tempo e propose una via alternativa di liberazione.
    Nato da famiglia aristocratica, ritenne l’infelicità umana il vero problema dell’uomo. La sua riflessione parte da tre mali che angustiano l’umanità, presentati nei testi buddhisti con i famosi tre incontri con un vecchio, con un malato e con un corteo funebre. Il dolore umano, rappresentato da queste situazioni, secondo il Siddartha Gautama risiede però all’interno degli uomini, in quanto è l’ignoranza la causa del male.
    Dopo una serie di esperienze ascetiche, Siddartha Gautama diviene l’illuminato (Buddha) e così esce dall’angoscia e comunica ai suoi cinque discepoli a Benares le quattro nobili verità:
    1. tutta la vita è dolore;
    2. la radice del dolore è l’attaccamento (sete) alle cose;
    3. la liberazione da questa sete è la salvezza;
    4. il modo per liberarsi è indicato dall’ottuplice sentiero.
    Il discorso a prima vista può sembrare semplicistico, ma visto in profondità anticipa quanto le scienze psicologiche hanno dimostrato solo recentemente. Sarebbe interessante analizzare le intuizioni del Buddha e le conclusioni della psicologia del profondo, ambedue protese a spiegare le illusioni che si creano nella personalità e che sono fonte di infelicità.
    La strada indicata da Buddha è contenuta nell’ottuplice sentiero, rappresentato dalla ruota a otto raggi, cioè dalla fuga dalla superficialità rappresentata dalla circonferenza (ruota) per concentrarsi al centro (perno della ruota). In breve è un cammino che porta alla rettitudine dei pensieri e del comportamento, per arrivare alla meditazione ed approdare alla concentrazione totale.


  • Le comunità dei bonzi
    La proposta del Buddha avviò comunità di monaci (sangha) riuniti per raggiungere il distacco totale e così evitare di rinascere (samsara) dopo la morte.
    Queste comunità sono presenti anche oggi in Thailandia, nel Sri Lanka, in Cambogia, in Birmania e nel Laos, dove il Buddhismo conserva la forma più antica (Terevàda). I monaci vivono insieme per un periodo di vita breve o lungo o anche per sempre, nell’assoluta povertà (cuestuano al mattino il cibo della giornata) e nella castità, praticano la non-violenza e vivono meditando i libri sacri, ricercando la piena concentrazione, rappresentata dal distacco da tutte le cose (Arat). Ci sono comunità anche femminili, che vivono come i monaci la ricerca della propria radicale liberazione.
    Un concetto per noi difficile è l’annullamento del sé a cui essi tendono e lo stato di Nirvana, che per essi rappresenta la liberazione totale. Si noti che per loro le cose esistenti sono illusione e quindi che la liberazione non può essere pensata se non come non esistenza. “Come un lago profondo, completamente calmo e trasparente - scrivono i testi buddhisti - altrettanto sereni diventano i saggi quando hanno ascoltato la legge... Calma è la mente, calme sono le parole, calma è l’azione di colui che mediante il retto conoscere ha conseguito la liberazione e si è interiormente pacificato”.
    Sta di fatto che l’incontro con un bonzo, con i capelli e le soppraciglie rapate, con una tunica arancione e una spalla scoperta, lascia una profonda impressione e comunica serenità e pace.


  • L’altruismo come vita
    Una seconda corrente del Buddhismo, affermatasi attorno all’era volgare, si chiama “via larga” (Mahàyàna) e sviluppa in particolare due virtù, la benevolenza (maitrì) e la compassione (karunà). Queste due virtù unite a quella dell’indifferenza (upekka) davanti alle cose e alla ricerca della gioia altrui (mudità) diventano la nuova via che consente anche ai laici di raggiungere la liberazione. Questa forma di Buddhismo è presente in Cina, Corea, Giappone ed altri paesi asiatici.
    Le due virtù della benevolenza e della compassione si radicano nella figura del “bodhisattva” che è colui che, raggiunta la perfezione, rifiuta di entrare nel Nirvana per rimanere fra gli uomini ad aiutarli a liberarsi dal dolore. Il bodhisattva diviene così il nuovo ideale di vita: liberato totalmente dal proprio io, diventa una cosa sola con gli altri e così con essi può com-patire (gioie e dolori).
    Con questi insegnamenti si arriva al perdono del nemico: “Egli mi ha offeso e combattuto - afferma Buddha -, mi ha rapinato e vinto: se uno conserva tali pensieri in lui, non cessa l’inimicizia (...), poiché giammai l’odio si estingue attraverso l’odio nel corso dei mondi, soltanto l’amore spegne l’odio”.


  • Confronto e dialogo
    Il Buddhismo è carico di pensiero e offre anche a noi occidentali uno stimolo per rientrare in noi stessi ed imparare a risolvere i problemi dal di dentro di noi stessi.
    Il pragmatismo però presente in tale religione vieta al bonzo di andare oltre le cose per trovare un Dio misericordioso che con il suo amore trasformi i cuori di pietra in cuori umani. Se il Buddhismo rappresenta quindi lo sforzo umano più radicale nella via di salvezza, dove finisce il Buddhismo inizia la proposta evangelica, che ci fa trovare la pienezza non nell’annullamento ma nella purificazione di noi stessi e che ci prospetta non la liberazione dalle rinascite ma la vita eterna nella gioia di Dio.
(G. Dal Ferro)